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La vita di una coppia può attraversare diverse fasi. Per descriverle vengono utilizzate le categorie di coniugalità, generatività e genitorialità.

Cosa vuol dire coniugalità?

La coniugalità è l’esperienza vissuta da due persone che decidono di progettare e costruire un percorso insieme, sulla base della propria relazione affettiva. È un modo totalmente nuovo di essere, vivere e agire: non si è più solo figli o, al massimo, fidanzati. Se si litiga non si potrà più spegnere il cellulare e lasciar passare giorni di silenzio come forma di punizione per l’altro. Ora bisogna dimostrare di essere adulti, di aver imparato a gestire i conflitti, di essere in grado di mediare, di continuare a voler stare con una persona, dormire e svegliarsi con lei accanto, nonostante si abbia avuto un forte litigio proprio la sera prima. Bisogna essere in grado di vivere un amore maturo, lontano da quell’idillio che è stata la fase precedente, ovvero, quel miscuglio di ormoni e fette di salame sugli occhi, che è l’innamoramento. Bisogna scegliere la persona che ci è accanto, ogni giorno, nonostante più la conosciamo più capiamo che non è quella meravigliosa creatura che pensavamo quando l’abbiamo vista per la prima volta, ma una persona reale, con i suoi pregi e i suoi difetti.

La decisione di vivere insieme, di avere un progetto lungo, è una decisione che cambia radicalmente la persona e la sua concezione di sé e dell’altro. A partire dalla propria relazione con la famiglia di provenienza: si deve lasciare la famiglia di origine, quel nido che per molti è stato così confortevole, mentre per altri è stato un vero incubo, ma che per la maggior parte delle persone è stata casa, semplicemente, e abituarsi a un altro nido, nuovo, ancora in fase di costruzione, forse un po’ traballante e meno sicuro del precedente.

Generatività e genitorialità: che differenze ci sono?

Spesso dalla ‘coppia coniugale’ viene espresso il desiderio di diventare una ‘coppia genitoriale’. E qui la situazione si complica ulteriormente, perché frequentemente si è portati a sottovalutare le implicazioni psicologiche di questo passo. Uno dei problemi è che spesso non si prende in considerazione la sottile ma importante differenza tra ‘generatività’ e ‘genitorialità’. Termini un po’ altisonanti e non proprio comuni, più conosciuti nel mondo adottivo che in quello della procreazione naturale/biologica. Ma anche i genitori che affrontano il percorso della gravidanza e del parto dovrebbero comprendere questa differenza, perché diventare genitori è una cosa completamente diversa dall’essere genitori.

Quando si parla di generatività, si parla del semplice desiderio o azione di diventare genitori. Si tratta di un’esperienza vissuta individualmente o come coppia, ma ancora non in relazione con l’individuo reale che sarà il nascituro.

La genitorialità, invece, è ‘l’essere genitori’. Ovvero, crescere quel bambino, sentirlo come figlio proprio e accettarlo come tale. Provare amore sconfinato per quell’esserino e metterlo prima di ogni cosa, almeno nella fase iniziale. Desiderare di prendersi cura di lui. Educarlo, stargli accanto, insegnargli a stare nel mondo, a gestire e a sentire le proprie emozioni, proteggerlo e permettergli di esplorare in sicurezza le sue risorse e l’ambiente che lo circonda, permettergli di crescere diventando un adulto capace e autonomo, ma con solide radici piantate nella propria famiglia d’origine. Non solo, significa una nuova ristrutturazione delle immagini che i genitori stessi hanno di sé e dei propri genitori: non si è più solo figli, e neanche compagni, ora si è genitori, proprio come il proprio papà e la propria mamma. È un passaggio epocale per la vita di ogni persona, una rivoluzione di tutto ciò che si pensava e sapeva della vita e di se stessi. Una trasformazione che parte dal profondo e che influenza ogni singolo ambito di vita. Questa è la genitorialità, questo è ‘essere genitore’.

La genitorialità può conseguire alla generatività e prima ancora alla coniugalità, ma non è detto. Si può essere una coppia affiatata, ma che rifiuta o non può generare o non esprime la propria genitorialità attraverso un figlio. Si può essere generativi, avendo concepito e/o partorito un bambino, senza sentirsi genitore o non agendo come tale (questi sono i casi più problematici). Infine, si può essere il fantastico genitore di un bambino non concepito o partorito, oppure mantenere la propria genitorialità anche dopo che si è spezzato l’aspetto coniugale: perché, ricordiamolo, quello si può spezzare, mentre la relazione genitoriale no. Due coniugi si possono separare, ma il ruolo genitoriale non potrà mai venire meno. Queste tre situazioni hanno vita propria: insieme si rafforzano e si uniscono mentre, prese singolarmente, danno vita ad altri scenari, forse meno convenzionali, ma non per questo meno importanti o costruttivi.

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