I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono una classe di disturbi caratterizzati da un problematico rapporto con il cibo, da un’eccessiva preoccupazione per la forma fisica, da un’alterata percezione dell’immagine corporea e da una stretta correlazione tra tutti questi fattori e i livelli di autostima. I singoli disturbi si distinguono per caratteristiche cliniche e psicopatologiche differenti.
Quali sono i campanelli di allarme?
- Restrizione alimentare: mettersi a dieta, eliminare determinati cibi o gruppi alimentari, saltare i pasti, mangiare cibi molto ricchi di fibre, calcolare le calorie degli alimenti, bere grandi quantità di liquidi e bibite dietetiche, ecc.
- Episodi di abbuffata: assunzione di grandi quantità di cibo, cui segue sensazione di perdita di controllo. Questi episodi vengono vissuti per lo più in solitudine, mangiando di nascosto e con un forte senso di colpa e di fallimento. Le abbuffate spesso si verificano dopo periodi più o meno lunghi di restrizione alimentare o in risposta a stati di sofferenza emotiva.
- Condotte compensatorie: praticare attività fisica oltre le forze per perdere peso. Fare uso di lassativi, diuretici e vomito autoindotto.
- Eccessiva preoccupazione per l’aspetto fisico e distorsione dell’immagine del proprio corpo: desiderio di magrezza, controllo frequente del peso e della forma del corpo.
- Basso tono dell’umore: depressione, tristezza, rabbia, isolamento sociale, pensieri intrusivi, stati ansiosi, ecc.
La presa in carico di chi soffre di un DCA è complessa e richiede la collaborazione di diverse figure professionali. La prognosi è strettamente legata alla rapidità con cui si riesce a fare un inquadramento diagnostico e ad avviare un adeguato piano di trattamento. Quanto più precoce è il riconoscimento del disturbo e l’avvio dell’intervento, tanto migliore sarà l’evoluzione clinica. I DCA hanno, infatti, un elevato rischio di diventare una condizione permanente e possono compromettere in modo grave la salute fisica della persona. Basti pensare che chi soffre di anoressia nervosa ha un tasso di mortalità 5-10 volte più alto rispetto a quello di persone sane della stessa età e dello stesso sesso.
Cosa accade a una donna affetta da DCA durante la gravidanza?
La gravidanza rappresenta una vera e propria sfida per le donne che hanno sofferto e/o soffrono di un Disturbo del Comportamento Alimentare. Le trasformazioni del corpo, i cambiamenti ormonali e la necessità di prendersi cura di una vita altra dentro di sé impongono delle criticità importanti.
Alcune ricerche suggeriscono che il periodo della gravidanza rappresenti una finestra temporale importante per intervenire sui sintomi dei DCA con maggiore efficacia, tanto che alcuni clinici hanno parlato di questo periodo come la Honey Moon dei DCA. Durante la gravidanza, infatti, le donne tenderebbero a vivere più serenamente il rapporto con il cibo e con il proprio corpo, sentendosi più legittimate ad alimentarsi in maniera adeguata in funzione di un obiettivo più importante: la salute del proprio bambino.
Gli studi condotti dalla Prof.ssa Micali hanno messo in evidenza alcuni dati importanti per la clinica dei DCA, soprattutto per quanto riguarda la gestione di questi disturbi con l’avvento della maternità. Innanzitutto è stato rilevato che sebbene i sintomi di un DCA possano migliorare durante la gravidanza, le distorsioni cognitive permangono. Di conseguenza, il focus terapeutico deve essere posto sui cambiamenti relativi all’identità e alla guarigione dal DCA. La motivazione al trattamento risulta essere maggiore nelle donne alla prima gravidanza e il post-partum rappresenta un momento particolarmente difficile, con alto rischio di ricaduta. E’ dunque fondamentale strutturare piani di intervento che permettano di seguire la donna non solo durante tutto l’arco della gravidanza ma anche nei mesi successivi alla nascita del bambino.
Nadia Micali è medico-psichiatra, docente ordinario di Psichiatria presso la facoltà di medicina dell’Université de Genève. Nel corso della sua carriera, come clinica e come ricercatrice, si è interessata ai legami tra perinatalità e disturbi del comportamento alimentare nelle madri. Ha condotto ricerche sui rischi biologici e intergenerazionali associati ai disturbi del comportamento alimentare, sull’epidemiologia di questi disturbi nella popolazione adolescente e sui fattori di rischio di origine neurobiologica.
Per approfondimenti o per richiedere un consulto specialistico, chiamaci
Tel. 02 52 51 7103
oppure